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INCONTRO CON IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE ________________________________________ |
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Oggi 17 Ottobre 2006 abbiamo avuto delle lezioni “alternative”: abbiamo incontrato il rappresentante di una associazione di Ferrara venuto a parlarci del COMMERCIO EQUO E SOLIDALE. In paese a Monteforte e a Costalunga ci sono dei gruppi che si interessano di questo, ma molti di noi non sapevano di preciso cosa fosse. È stato, quindi, interessante approfondire l'argomento. Con Commercio Equo e Solidale, ovvero “fair trade”, si intende quella forma di scambio nella quale si cerca di garantire ai produttori e ai lavoratori dei Paesi in via di sviluppo un trattamento economico rispettoso. Abbiamo sentito anche l'esperienza di un produttore del Burkina-Faso che ci ha raccontato che nel guadagnare un prezzo equo per il suo lavoro può garantire una vita serena alla propria famiglia. L'idea che più ci ha colpito è che alla base di ogni attività umana è importante mettere la GIUSTIZIA; e quindi diventa necessario pagare sempre un prezzo equo per ogni lavoro. I prodotti che vengono commercializzati sono il caffè che arriva dal Brasile, Perù, Nicaragua, Messico, Etiopia, Uganda, legumi e cereali, marmellate, dolciumi e altri prodotti di artigianato. Sono coinvolti 35 Paesi del mondo e 150 piccoli produttori in Asia, Africa, America Latina. In Italia funzionano 500 botteghe e in 4000 supermercati vengono venduti i prodotti di questo commercio. Nei piccoli centri ci sono gruppi di volontari che vendono i prodotti nelle piazze o davanti alle chiese. Dopo aver ascoltato abbiamo anche mangiato. L'amministrazione comunale di Monteforte ha offerto agli alunni della scuola Media un pranzo preparato con i prodotti di questo mercato; pasta al pomodoro, bistecca di pollo, patate e carote concludendo in grande dolcezza con delle buonissime barrette di cioccolato.
Dalla redazione: Alice Menghin, Veronica Barbera, Arlinda Belba |
C’E’ ADESSO NELL’ ARIA QUALCOSA DI SPECIALE CHE CI RISCALDA I CUORI
Dal Bosco Debora, Brandiele Elen |
Noi ragazzi siamo stati nell'aula rossa ad ascoltare ciò che dicevano. All'inizio, quando hanno cominciato a presentarsi ed ad introdurci il loro principale lavoro, noi ridevamo, parlavamo e scherzavamo tra di noi, ma quando ci hanno fatto vedere le foto degli uomini africani che soffrono la fame e la sete pur di arrivare ad avere un prodotto pregiato e biologico con lavori umili che nessun cittadino si sognerebbe di fare ci rendemmo subito conto a quante cose rinunciano per vivere. Dalla redazione: Manar Aboulfakhre
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